giovedì 16 maggio 2013

L’FA Trophy premia il Wrexham

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L’ha spuntata alla fine il Wrexham, club di Conference National inglese, la nostra dilettanti, che ha battuto ai rigori il Grimsby. Tutto ciò sebbene il passaporto dei vincitori rechi il Galles come terra di origine. È stata l’ennesima gioia sportiva di queste terre, mai come negli ultimi mesi catalizzatrici di talento baciato dalla dea del calcio inglese: un mese fa i connazionali dello Swansea portavano a casa la Capital One Cup, in Championship il dominio del Cardiff perdura verso la promozione in Premier, Bale si sta affinando come uno dei campioni più decisivi del calcio britannico mentre Giggs supera quota 1000 partite con lo United. Un quadro perfetto, completato ieri dalla conquista dell’FA Trophy da parte dei Dragoni biancorossi, che hanno alzato questa coppa singolare di fronte alla bellezza di 35mila spettatori.
OBBIETTIVO WEMBLEY. Tutto questo è il calcio dilettantistico inglese, dove brilla un trofeo così combattuto e sudato. Merito anche dell’importante riconoscimento che mette in palio, ossia la possibilità di giocarsi il match finale a Wembley, nell’arena del pallone Made in UK. Un’opportunità unica per ragazzi assoldati da squadre della provincia più estrema, abituati a giocare di fronte a poche migliaia di tifosi. D’altronde, l’FA Trophy a inizio anni Sessanta era nato anche con questo scopo: offrire l’opportunità alle squadre semi-professioniste di sognare un pomeriggio da eroi a Londra. All’epoca esisteva l’FA Amateur Cup, aperta appunto ai club amatoriali, che però escludeva quei team che offrivano anche un minimo di pagamento ai propri giocatori. E fin troppo proibitiva era l’FA Cup, aperta a tutte le squadre professioniste. Largo così a questo nuovo trofeo che, dal 1969 in avanti, ha offerto un palcoscenico di prestigio a squadre come il Telford United, il Woking, lo Scarborough, l’Enfield, il Northwich Victoria… Ora ad affrontarsi sono club semi-pro, dal quinto all’ottavo gradino della piramide calcistica inglese.

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TIFOSO SPECIALE. Così ieri c’era il pienone a Wembley: solo il primo anello era stato aperto, ma non si vedeva un centimetro libero. 35mila biglietti staccati, e non è nemmeno il record per le finali di questa coppa: nel 2007 per Stevenage Borough-Kidderminister Harriers c’erano più di 53mila spettatori, 13mila in più rispetto ai paganti per la vittoria dell’Ebbsfleet sul Torquay United l’anno successivo. Ad alzare la coppa c’era anche Andy Morrell, allenatore-giocatore del Wrexham, attaccante 39enne tornato giusto due anni fa in Galles dopo aver giocato, sempre in biancorosso, 5 stagioni a cavallo tra anni Novanta e Duemila, per poi girare tra vari club inglesi. Non stava più nella pelle quando gli è stato consegnato il trofeo: il match è stato sofferto, con un 1-1 risolto solo dai tiri dagli 11 metri. Ma forse la persona più felice era sugli spalti, Tom Hughes: 96 anni, è il tifoso più anziano del Wrexham. La prima partita dei Dragons cui Mr Hughes ha assistito è stata nel 1921, quando aveva 5 anni: suo padre vendeva torte e tazze di te al Racecourse Ground, casa del club. La sua vita si è intessuta intorno ai quei colori, ogni volta sventolati allo stadio: da ragazzo vendeva sigarette, poi divenne barelliere a bordo campo. Difficilmente si è perso un match del suo Wrexham, che ora va a vedere accompagnato da tre generazioni di suoi discendenti. Dopo 91 anni, per la prima volta ha visto la sua squadra alzare una Coppa a Wembley: chissà quanto avrà atteso un momento così nella sua vita. «Non voglio dire che il Wrexham non ci tornerà: ma potrò io esserci ancora là con loro?».

Tratto da Tempi Sport

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