Darko Pancev "il cobra" nasce
il 7 settembre 1965 a Skopje, attuale capitale della Macedonia.
Attaccante puro veloce e letale passa gli anni delle giovanili con la
squadra della sua città il Vardar, fino a quando nel 1988 fa il suo
esordio in grande stile nel calcio che
conta con la maglia della Stella Rossa di Belgrado, un periodo
fantastico quello che il Cobra trascorre nella capitale slava, tanto che
in 91 presenze complessive con i biancorossi segna la bellezza di 84
reti.
Numeri impressionati per un giocatore che diventa ben presto
l’idolo della curva, contribuendo anche alla storica conquista della
Coppa dei Campioni della stagione 1990/1991 nella storica finale giocata
al San Nicola di Bari seguita poi dalla vittoria nella Coppa
Intercontinentale.
Si tratta della stagione dell’apoteosi per Darko,
arriva addirittura secondo dietro a Papin nella classifica del Pallone
d'oro mentre vince il titolo di miglior marcatore europeo con 34 gol,
conquistando di fatto la Scarpa d’Oro, che però gli verrà riconosciuto
solo più avanti perchè la federazione calcistica cipriota protesta,
argomentando il fatto che c’era stato un non meglio precisato calciatore
che aveva segnato 40 gol nel corso del campionato dell’isola
mediterranea. Dopo diverso tempo si capì che c’era qualcosa che non
andava, rivelandosi il fatto sostanzialmente una bufala, tanto che solo
nel luglio del 2007 il presidente dell’UEFA Platini conferisce a Pancev
la Scarpa d’Oro di quella stagione.
Sta di fatto che la fama di
bomber di razza del nostro Pancev travalica i confini nazionali, tanto
da arrivare anche in Italia, dove l’Inter del presidente Pellegrini lo
acquista per la bella cifra di 14 miliardi di lire facendogli firmare un
quadriennale da 2 miliardi di lire!!! Tra squilli di tromba e tappeti
rossi, Pancev sbarca a Milano con un hovercraft nelle acque del
naviglio: nelle su prime due stagioni gioca 12 partite complessive
segnandone 1, sbagliandone a iosa e guadagnandosi le imprecazioni della
“San Siro” nerazzurra.
Nessuno sa più a che santo votarsi per farlo
segnare, così Pancev viene girato in prestito per disperazione alla
formazione tedesca del Lipsia, dove mantiene la stratosferica media di
una rete in dieci partite, contribuendo, stavolta in maniera negativa,
alla retrocessione della squadra teutonica. Siccome nella vita un
pizzico di masochismo c’è sempre, il furbo contrabbandiere macedone
Darko torna baldanzoso a Milano, dichiarando apertamente di voler
ricominciare da capo, facendo tabula rasa della prima infelice
esperienza italiana per conquistare definitivamente un palcoscenico
tanto prestigioso.
Invece è un nuovo buco nell’acqua. Nella sua
seconda avventura nerazzurra Pancev gioca la miseria di 7 gare, mettendo
a segno solamente 2 gol, mandando definitivamente in fumo i suoi sogni
di gloria e quelli dei tifosi che ancora credevano nelle favole.
Si
trasferisce di nuovo in Germania, prima al Fortuna Dusseldorf e poi in
Svizzera, tesserato per il Sion, dove termina la sua carriera a due
facce nel 1997.
Nonostante il fallimento della sua vita calcistica al di
fuori dei confini della sua Jugoslavia, è stato eletto miglior
calciatore della storia della Macedonia degli ultimi 50 anni. Appese le
scarpette al chiodo per la gioia dei cuori interisti è diventato
procuratore, lavorando nella squadra che lo lanciò da giovane, il Vardar
Skopje.
«In Jugoslavia sono stato capocannoniere del
campionato per quattro volte. Non dico che faro’ altrettanto in Italia
perche’ so che le difficolta’ saranno maggiori, ma aspettate prima di
giudicare. L’Inter ha un attacco molto potente: io, Sosa e Schillaci
possiamo segnare gol a grappoli» Darko Pancev.
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